L’Italia, quando s’impegna (e lo fa spessissimo, soprattutto attraverso i suoi esponenti politici e amministrativi) sa essere di una incapacità stratosferica, spaziale, avanti anni luce agli altri. O meglio, sa essere capace di una fantascientifica capacità a mantenere in vita regole che servono solo a creare un caos nel quale burocrazia e parassiti possano sguazzare. Basta leggere la storia di come “funzionano (si fa ovviamente per dire) i suoi regolamenti edilizi. Una storia di straordinaria imbecillità e cialtronaggine che forse potrebbe però finire. Già, perché se è vero che oggi in Italia ogni regolamento edilizio comunale detta definizioni diverse e perfino la nozione di superficie e il modo di calcolarla possono cambiare da un Comune all’altro (senza dimenticare che alcuni regolamenti sono vecchissimi, come quello di Roma che risale al 1934) è altrettanto vero che l’Italia è pronta a cambiare. Parolad el ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, che parlando in commissione semplificazione ha confermato come il lavoro per arrivare a un regolamento edilizio unico, previsto dallo Sblocca Italia, stia andando avanti e come il più sia stato già fatto. “L’8 febbraio è stata licenziata la lista delle 42 definizioni uniformi, anche grazie al lavoro svolto dal ministro Delrio, l’elenco sarà allegato allo schema ‘tipo’ di regolamento ed è un elenco delle definizioni uniformi e inderogabili”, ha affermato il ministro Madia, sottolineando come “l’auspicio sia di arrivare a uno schema tipo del regolamento edilizio”, la cui predisposizione era stata a dire la verità già prevista per novembre 2015. La mancata intesa sulle definizioni ha però rimandato il tutto. Ora che la lista c’è (con un nuovo “vocabolario” della casa destinato a valere in tutto il territorio nazionale, con un preciso significato per ogni parola, così che veranda, tettoia, balcone, terrazza, portico o soppalco potranno voler dire una cosa sola tanto in un comune della Sicilia quanto in uno della Lombardia), secondo il ministro “finalmente l’Italia potrà avere un linguaggio e definizioni uniformi in materia di edilizia”.