Stimolare i condomini a impiegare risorse economiche per fare manutenzione fornendo loro la possibilità di disporre di capitali con prestiti a basso costo concessi dalle banche a fronte di idonee garanzie e far sì che le imprese, a fronte di pagamenti certi, possano proporre sconti significativi negli appalti. È questa la ricetta per uscire dalla crisi del settore edilizio facendo ripartire i cantieri e rimettendo in moto un settore fondamentale per l’economia italiana come quello del mattone, ristrutturando e migliorando servizi e prestazioni energetiche di migliaia di condomini, spesso in condizioni pessime, con servizi inadeguati e notevoli dispersioni di energia e quindi di denaro. A “illustrare” la ricetta ai visitatori del Condominio Expò 2014, primo salone nazionale dell’innovazione per la riqualificazione e gestione del condominio allestito dall’11 al 13 settembre alla Fiera di Bergamo, sarà è Vincenzo Vecchio, responsabile nazionale del Centro studi dell’Appc, l’associazione dei piccoli proprietari immobiliari, che ha scelto l’evento ospitato a Bergamo, vera e propria capitale italiana dell’edilizia, per suggerire una via di fuga dalla crisi infinita del mattone.
L’Appc spiega come mettere d’accordo banche, condomini e imprese al primo Condominio Expò
“Se l’attività edilizia riparte può stimolare la crescita complessiva dell’indotto e del sistema in quanto coinvolge settori collaterali che fanno riferimento alla produzione di beni e servizi quasi esclusivamente nazionali: dai mobili, agli impianti tecnologici, all’arredamento”, anticipa Vincenzo Vecchio a casavuoisapere.it. ” E se si tiene conto della necessità di migliorare il patrimonio immobiliare in termini di efficienza energetica passiva (quella vera, non con contributi ai pannelli solari prodotti in Cina), di sicurezza degli impianti, di antisismica, di tutela del territorio e della salute in generale (smaltimento amianto), recupero delle acque non potabili per fini diversi eccetera, ci si rende conto che alle nostre imprese si apre una prateria sconfinata di interventi. Senza dimenticare che, se si facesse seriamente un piano che consenta di avviare la fibra ottica cablando sia le attività produttive sia quelle residenziali, la ricaduta in termini di Pil sarebbe oltremodo significativa. La riforma del condominio oggi consente di superare alcuni ostacoli normativi che impedivano o rendevano complessa la cablatura degli edifici. Dov’è l’agenda digitale che sola può portare il Paese ad essere competitivo?”
Lo Stato e le amministrazioni pubbliche devono tagliare i “costi politici” dell’edilizia…
Già. ma avviare un nuovo ciclo positivo del settore edilizio appare impresa quasi disperata… ” E’ possibile far ripartire il settore solo se si verificano delle precondizioni indispensabili, prime fra tutti una diversa politica della casa che agevoli gli interventi con significative riduzioni fiscali che non possono essere limitate alla sola detrazione fiscale limitata all’Irpef, con tagli alle imposte locali in occasione di interventi di recupero – riqualificazione (imposta occupazione suolo pubblico, oneri di urbanizzazione, Imu/Tasi) e un accesso al credito facilitato con interessi bassi di cui un parte a carico dei condomini e la restante parte a carico dell’impresa”.
Carissime banche, così il rischio non sarà troppo alto e le garanzie troppo basse…
Ed è proprio da questo “gioco di squadra” che può ripartire il volano… “Fino a oggi troppi tentativi di ristrutturare si sono arenati di fronte alla scarsa disponibilità da parte delle banche a finanziare lavori di ristrutturazione per il rischio troppo alto e per le garanzie troppo basse”, spiega sempre Francesco Vecchio. “Il segreto è favorire, contemporaneamente, i principali soggetti interessati, ovvero i condòmini, i fornitori, le banche. La proposta è semplice: i condomini, a fronte di un prestito chirografario di durata medio breve, fra i 5 e gli 8 anni, ottengono il finanziamento delle opere con un tasso di interesse sostenuto per lo 0,5 per cento dal condominio e per il resto dalle imprese edili che, grazie al pagamento certo e immediato delle prestazioni, possono scontare verso le banche, facendosene carico, la differenza fra lo 0,5 pagato dai condomini e il tasso preteso dal sistema creditizio.
E a queste condizioni le imprese edili sarebbero felici di applicare degli sconti
Che, considerata la particolarità delle garanzie offerte, non dovrebbe superare il 2,5 per cento. Il resto lo dovrebbero fare gli enti pubblici, smettendola di rilasciare permessi di ristrutturazione chiedendo oneri urbanistici pesanti che, di fatto, mettono un ulteriore freno alla ripartenza dell’edilizia. A questo punto le banche con la garanzia di solidarietà passiva dei condomini per il capitale e l’interesse dello 0,5 per cento e, probabilmente, con un fondo di garanzia delle imprese, perché dovrebbero respingere una richiesta di finanziamento?”.
Testo realizzato da Baskerville srl per casavuoisapere.it
Ok, ma questo suppongo valga solo per i condomini in cui non ci siano inquilini morosi, gente che non paga le spese comuni… Signor Vecchio, quanti sono i condomini in cui non c’è almeno un inquilino insolvente? E, visto che lei mi sembra uno che cerca di trovare soluzioni possibili a problemi in apparenza impossibili da risolvere, come intervenire nei casi in cui uno o più condomini, spesso in difficoltà “vere”e non “inventate” non possono pagare eventuali interventi di ristrutturazione visto che già non riescono a pagare le spese correnti? Grazie (e comunque complimenti per l’idea lanciata che, qualche situazione, potrebbe risolverla…).