Febbraio 1997: un decreto governativo, in attuazione a una direttiva Cee, afferma la libera installazione di antenne e parabole perché conforme al diritto primario alla libera manifestazione del proprio pensiero e alla ricezione del pensiero altrui. I cittadini italiani, a quasi vent’anni di distanza, sono sicuramente più informati, ma i tetti delle città del Belpaese sono nel frattempo diventati una vera e propria giungla metallica. Fra antenne e parabole, l’inquinamento metallico dei tetti cittadini ha raggiunto livelli inaccettabili, soprattutto nelle città d’arte, caratterizzati da un’equilibrio urbanistico delicato come pochi. Ecco perché a Roma, uno dei centri più colpiti da questa proliferazione indisciplinata, Cna e Anaci hanno avviato una crociata contro antenne e parabole superflue. L’obiettivo è quello di eliminare gli impianti individuali per favorire la centralizzazione. Una scelta legata al miglioramento del funzionamento degli impianti ma, soprattutto, alla valorizzazione estetica degli immobili, spesso maltrattati e svalutati da quell’intricata rete di antenne che spuntano selvaggiamente dai tetti. La proposta sembra aver trovato terreno fertile all’interno della giunta capitolina che sta adesso studiando un sistema per incentivare economicamente questa iniziativa. Al vaglio ci sono alcune proposte: l’esenzione del pagamento della Cosap, il canone per l’occupazione di spazi pubblici in caso di lavori, per esempio, ma anche la possibilità di incassare il 10 per cento della pubblicità ricevuta dal Comune sui ponteggi e la defiscalizzazione del 55 per cento del costo delle opere di realizzazione, da detrarre in 10 anni. Un’iniziativa assolutamente rivoluzionaria, in grado di migliorare l’impatto estetico degli immobili e, allo stesso tempo, di creare opportunità di lavoro per le imprese artigiane del settore. Insomma, un’iniziativa da copiare.