Sindaci, fate qualcosa per aiutare gli inquilini di case, ma anche negozi e uffici, sempre più in difficoltà nel pagare canoni e bollette, rateizzando le tasse o addirittura riducendole o tagliandole del tutto, come si potrebbe fare per esempio, per commercianti, artigiani e professionisti, che non hanno potuto lavorare per il Locdown e dunque non hanno potuto “produrre “ rifiuti e che quindi non dovrebbero pagare la Tari… È un messaggio chiaro e forte, perfetto mix di buon senso e conoscenza della realtà, quello che Vincenzo Vecchio, dirigente nazionale di Appc (Associazione dei piccoli proprietari di case) e direttore del centro studi Abiconf (Amministratori beni immobili di Confcommercio), ha deciso di inviare a due primi cittadini della Lombardia, Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e Emilio Del Bono, alla guida dell’amministrazione comunale a Brescia. Un messaggio affidato a una lettera inviata ai due primi cittadini (e “ripreso” sulle pagine del Corriere della Sera) nel quale Vincenzo Vecchio non solo invita gli amministratori locali a non commettere gli stessi “madornali errori compiuti dal Governo centrale per rispondere all’emergenza economica e sanitaria, bruciando miliardi distribuiti a pioggia e con le modalità del peggiore assistenzialismo”, e “rasentando addirittura il ridicolo con il credito di imposta per soggetti che hanno previsione di utili negativi”, ma fornisce alcuni consigli su come intervenire con alcuni semplici (e attuabilissimi) rimedi: come per esempio intervenire sulle multi utility partecipate dal Comune perché rateizzino i pagamenti per le bollette dovuti per l’anno 2020 e 2021 in rate mensili per un periodo di 5 anni, e perché evitino la sospensione dei servizi per le numerose morosità che si stanno verificando e che diventeranno sempre più estese. Ma anche aiutando gli inquilini in difficoltà creando magari un fondo specifico di supporto. “L’Italia non è il Paese dei Balocchi. Non lo era prima dello tsunami Coronavirus, con una crisi già in atto da anni, figuriamoci se potrà trovare la “cuccagna” dopo gli effetti collaterali sull’economia causati dalla pandemia di polmonite e dal lockdown diffuso dal Governo che ha letteralmente messo in ginocchio imprese e ridotto posti di lavoro”, esordisce Vincenzo Vecchio, facendo ricorso alla celebre favola di Collodi per raccontare quanto sta accadendo nel Belpaese, ma anche per avvisare gli italiani “che non sono tutti allocchi”, a non comportarsi da “Pinocchio”, pronti magari a “bersi” ogni cosa detta dal Lucignolo di turno. Un esempio? “I molti italiani che dopo aver ascoltato l’ennesimo annuncio del Governo su un “miracoloso” bonus del 110 per cento per le ristrutturazioni che interessano l’adeguamento anti sismico e il miglioramento energetico di vecchi immobili, prevedendo la possibilità di cessione del credito fiscale, hanno pensato di poter così, spendendo 100 mila euro, ottenerne 110 mila”, spiega Vincenzo Vecchio. Aggiungendo immediatamente che “non è così, ovviamente”, e che “per scoprire se qualcosa di vero e concreto arriverà a sostenere il pericolante mondo del mattone occorrerà aspettare le circolari applicative dell’Agenzia delle entrate. Per ora ci sono solo annunci, che per le case equivale ad avere fondamenta di carta. Pronte a crollare come in un’altra favo- la, quella dei tre porcellini, spazzate via dall’ondata di promesse non mantenute in una gestione completamente fallimentare, con l’emanazione del Decreto legge Rilancia Italia, preceduto da decine di bozze circolate, da conferenze stampa per annunciare il contenuto di un documento che in realtà non c’era e doveva essere ancora scritto e firmato, arrivato solamente dopo oltre 10 giorni dall’annuncio in tv violando la prassi costituzionale… E tutto questo mentre altri Paesi avevano emesso, molto prima, provvedimenti più importanti e organici. Fatti, non parole, prosegue Vincenzo Vecchio, che testimoniano come il governo italiano non sia stato finora in grado di dare risposte all’economia, ai lavoratori, ma anche alla scuola alla sanità, ai giovani…”. Situazioni, problemi (ma anche suggerimenti per trovare possibili soluzioni) che Appc ha riassunto nella lettera inviata al sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e al primo cittadino di Brescia, Emilio Del Bono, nella speranza di contribuire a impedire “che madornali errori commessi a livello nazionale per rispondere all’emergenza economica e sanitaria, bruciando miliardi distribuiti a pioggia e con le modalità del peggiore assistenzialismo, vengano ripetuti. Ai due sindaci che sanno benissimo come il sistema adottato del credito di imposta rasenti il ridicolo per soggetti che hanno previsione di utili negativi, Appc ha sottoposto un elenco di cose semplici, di buon senso: come per esempio intervenire sulle multi utility partecipate dal Comune perché rateizzino i pagamenti dovuti per l’anno 2020 e 2021 in rate mensili per un periodo di 5 anni, e perché evitino la sospensione dei servizi per le numerose morosità che si stanno verificando e che diventeranno sempre più estese. Rateizzare un credi- to non è un grande sacrificio per queste società che hanno lucrato in passato e ancora lucrano operando in monopolio e oligopolio: è il minimo che possano fare. E, ancora, Appc ha chiesto “l’esonero del pagamento della Tari (tassa versata per un servizio, la raccolta rifiuti, che non è stato fornito ai titolari di attività economiche e professionali che essendo chiusi non potevano pro- durli), della Cosap, dell’imposta di pubblicità per le attività a cui è stato impedito giuridicamente di operare. E questo vale anche per le seconde case che non è stato possibile né utilizzare né affittare”. Ma ai due primi cittadini di Bergamo e Brescia Appc ha anche chiesto un sostegno per gli inquilini che sono in difficoltà con il pagamento sia dei canoni sia delle spese condominiali “sollecitando il sistema creditizio a un impegno che possa davvero far fronte all’attuale situazione d’emergenza, creando magari un fondo specifico di supporto”. Per quanto riguarda infine i canoni concordati, ha concluso Vincenzo Vecchio, “Appc ha invitato le amministrazioni a convocare con urgenza le associazioni della proprietà e dei conduttori per una revisione degli accordi stipulati prima dell’emergenza, revisione che preveda espressamente quanto meno la possibilità di riduzione volontaria dei canoni al di sotto del minimo degli accordi. I cittadini non possono attendere i tempi della politica, perché all’orizzonte, non lontano, c’è già un autunno al freddo con gente privata dei servizi essenziali, acqua, riscaldamento, energia elettrica; ne va dell’equilibrio sociale e della sopravvivenza di tantissime persone. Chi tutela queste persone è pronto a fare la propria parte: lo sono anche le istituzioni locali?”.
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