
Le “bombe d’acqua”, gli allagamenti che stanno sempre più intensificandosi, con allarmi che sempre più si colorano di rosso, con fiumi che esondano trasformando le strade in corsi d’acqua, sommergendo i piani più bassi delle abitazioni, box e cantine, diventati a volte micidiali trappole, non creano solo danni e disagi, e nei casi più gravi feriti o morti: influiscono anche su moltissimi aspetti della vita, sulle “scelte di vita” con pesantissimi “effetti collaterali”. Accade nel mercato immobiliare, dove i continui allagamenti fanno “emergere” nuovi interrogativi, spingendo spesso, nella scelta dell’acquisto di una casa, in direzioni diverse o addirittura diametralmente opposte a quelle scelte in passato. Un esempio? La tendenza, seguita alla Pandemia di Covid, di cercare appartamento al piano terreno con giardino , per vivere all’aria aperta, ha subito una brusca frenata nelle zone vicino a corsi d’acqua, soprattutto se già teatro di esondazioni e allagamenti, preferendo, in queste zone “a rischio” i piani alti. O, meglio ancora, cambiando zona. Con una nuova “voce” che è andata a inserirsi nell’elenco dei consueti “parametri” individuati fino a ieri per valutare un immobile, ovvero il numero di vani e servizi, la posizione e la luminosità, la presenza balconi possibilmente ampi per vivere l’esterno, quella di ascensori e, ancora, di servizi in zona, dalle fermate di mezzi pubblici alla presenza di parchi, negozi…. Qual è il nuovo “parametro”? La presenza nelle vicinanze di corsi d’acqua, appunto, ma anche di pareti collinari che possano convogliare l’acqua verso il basso o addirittura franare. Con casi sempre più frequenti di potenziali acquirenti che chiedono ai responsabili delle agenzie immobiliari informazioni su eventuali esondazioni già avvenute, su potenziali pericoli…. Domande, queste ultime che converrebbe in realtà porre a professionisti in grado di dare risposte più attendibili, come geometri o architetti che possano verificare, negli uffici comunali, se quella zona è esondabile, e, se lo è, se sono previsti interventi come, per esempio, le ormai celebri “vasche di laminazione”, veri e propri “ammortizzatori idraulici” che hanno il compito fondamentale di raccogliere le ondate di piena derivanti da rogge, fiumi o canali e far defluire in maniera programmata le acque di piena. Verifiche destinate a risultare sempre più importanti soprattutto se le amministrazioni pubbliche continueranno a non tener conto di un fondamentale principio, quello dell’invarianza idraulica che indica, nel caso di un cambio destinazione d’uso di un’ area, per esempio trasformata da verde in piazzale asfaltato, di far sì che la trasformazione non vada a moltiplicare, non drenando più il terreno, la portata massima di piena di fortissime piogge, eseguendo adeguate opere idrauliche in grado di compensare l’automatico aumento di portata dell’acqua. Un elemento sempre più importante anche per il mercato immobiliare, con il “mattone” che intanto rischia sempre più di “affondare” nelle zone più a rischio, e addirittura di “annegare”, in termini di valutazioni, nelle aree già finite sott’acqua due, tre o addirittura più volte. Aree dove l’emergenza scattata a ripetizione, con nuovi pesantissimi danni (basti pensare a chi è stato costretto a buttare l’auto sommersa in garage o gli arredi al pianterreno) che si sono accumulati ai precedenti, ha già fatto crollare in alcuni casi i prezzi, con rinassi anche oltre il 30 per cento. E con numerosi proprietari, esasperati e decisi a non rimanere più in quella zona e a vendere, ma senza trovare acquirenti, spaventati anche dall’ondata di servizi con protagonisti inquilini spaventati e disperati, delusi per essere stati “abbandonati” da chi avrebbe dovuto proteggere il territorio e non l’ha fatto. Persone dispostissime con ogni probabilità a cambiare radicalmente scelte di vita, magari passando dalla villetta al fino a poco tempo fa odiato condominio in centro. E comunque costruito in zone dove al prossimo “probabile” diluvio (e con improbabili invece interventi strutturali da parte di una politica sempre meno “capace” e sempre più inutile) l’appartamento non finisca sott’acqua.