L’Italia sta affrontando un’economia di guerra, con prezzi di luce e gas di fronte alle quali è impossibile combattere, con aziende costrette ad arrendersi di fronte alle esplosioni delle bollette che minacciano di fare centinaia di miglia di vittime sotto forma di licenziati. Una situazione drammatica (con le famiglie che quest’anno spenderanno in media 1.230 euro in più per le utenze domestiche, e con quasi 900mila piccole imprese che, come denunciano i responsabili di Confartigianato, rischiano di chiudere, lasciando senza lavoro 3 milioni e mezzo di persone) di fronte alla quale lo Stato non può non scendere in campo per combattere al fianco dei cittadini. Utilizzando magari come prima “arma di difesa del suo popolo”, un intervento compensativo, invocato anche da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. E’ per far sì che questo avvenga, con lo Stato che si faccia carico di “coprire” una consistente fetta degli aumenti, recuperando le spese nel modo più semplice (oltre che più logico e più giusto che esista, ovvero andando a tassare gli extraprofitti realizzati dalle società energetiche che grazie a una maxi speculazione stanno incassano montagne di denaro, con Eni che , nei primi sei mesi del 2022 ha realizzato 7,4 miliardi di euro di utile contro gli 1,1 miliardi di un anno prima) che sulla piattaforma change.org (clicca qui) è stata lanciata una petizione per far pagare chi specula e non solo chi ormai non ce la fa più a tirare fine mese. Come lo spiega lo stesso testo della petizione, spiegando che “il Governo Draghi ha introdotto una tassa del 25 per cento sugli extraprofitti di queste aziende, ma la norma è stata scritta male, con il prelievo è calcolato sull’imponibile Iva anziché sul differenziale di utile e con molte compagnie che si stanno rifiutando di pagare e con il risultato che degli 11 miliardi di euro attesi entro fine anno, per ora lo Stato incassato solo 2 miliardi”, e soprattutto sottolineando cosa occorrerebbe invece fare subito: “aumentare la tassazione sugli extraprofitti dal 25 al 100 per cento e, dall’altro, riscrivere la norma applicando il prelievo sull’effettiva differenza fra l’utile di quest’anno e quello dell’anno passato”. Stabilendo così semplicemente “ una norma di equità”, visto che, si legge sempre nel testo, assolutamente condivisibilissimo della petizione, “ i profitti realizzati da queste aziende non derivano da una loro migliore performance sul mercato ma da fattori esterni come la guerra e la speculazione finanziaria”. L’aiuto statale sui rincari delle bollette, conclude il testo, “ potrebbe essere modulato in modo da favorire le famiglie con redditi più bassi e, fra le imprese, quelle più energivore e quelle che in seguito alla stangata sarebbero più esposte al rischio chiusura. Inoltre, l’intervento potrebbe essere modulato in modo da incentivare, per chi se lo può permettere, la riduzione dei consumi”.