Se vi pignorano un immobile non versate inutili lacrime. Cercate di prendere in mano la situazione e provate a recuperarlo utilizzando uno “stratagemma” che anche la Corte di Cassazione ha considerato legale. Proviamo a spiegarvelo. Quando un immobile viene pignorato, è successivamente rivenduto all’asta. I partecipanti presentano delle offerte e il bene viene aggiudicato a chi presenta quella più alta. Fino qui niente di diverso dalle tante aste che tutti noi abbiamo visto nei vari film. Nei casi di vendite all’asta di immobili pignorati, però, questa aggiudicazione non è definitiva. Nei 10 giorni successivi, infatti, è possibile presentare un’ulteriore offerta che, per essere accettata, deve essere superiore di un quinto rispetto a quella per la quale la casa era stata aggiudicata nell’asta pubblica. Questa cifra eccedente viene definita, tecnicamente, rincaro. Dopo aver fatto questa offerta con rincaro, bisogna versare una cauzione. Se poi, però, non si procede all’acquisto, la casa viene rimessa in vendita all’asta a un prezzo di solito inferiore a quello della prima base d’asta e chi si è aggiudicato la casa la prima volta perde ogni diritto. In questo modo, in pratica, si riesce ad allungare la procedura perdendo solamente i soldi della cauzione e facendo diminuire il prezzo della casa. Certo, bisogna essere molto bravi a fare i conti e conoscere bene tutte le cifre, ma alla fine, si può anche riuscire a ricomprare la propria casa a un prezzo relativamente basso. Tutta questa operazione, ovviamente, non può, per legge, esse portata avanti dal pignorato, ma la normativa non vieta che all’asta partecipi un figlio o il coniuge. È questo che è recentemente successo e che è stato oggetto della sentenza numero 8020 del 2 marzo 2016 della Corte di Cassazione. La moglie del proprietario di un immobile pignorato aveva presentato per due volte un’offerta con rincaro, il quinto in più di cui parlavamo prima, pagando la cauzione, ma non completando l’acquisto. In questo modo ha allungato la procedura e ha riacquistato l’immobile a un prezzo conveniente. Il rischio era quello di essere sanzionati per il reato di turbativa d’asta al fine di abbassare il prezzo dell’immobile, ma la Corte ha deciso che la perdita della cauzione è sanzione sufficiente. Provare a girare attorno alle regole, ogni tanto, fa risparmiare qualche soldo.
Salve ma questo vale per le aste con incanto ?