
Si scrive Salva Milano, rischia di essere letto, oggi e in futuro, come uno dei capitoli più squallidi della “storia immobiliare” d’Italia di sempre, capace di raccontare un “sistema” in grado di moltiplicare altezze e volumetrie – e dunque guadagni – con operazioni capaci di raggiungere invece indicibili bassezze sotto il profilo morale, civile, legale “mascherando” cantieri per la costruzione di grattacieli fino a farli apparire lavoretti di ristrutturazione. Ma soprattutto un nuovo capitolo di una storia di ordinaria corruzione e potere in cui accanto ad amministratori pubblici e imprenditori finiti al centro di inchieste (come quella di un dirigente, accusato di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso, che con altri funzionari avrebbe compiuto presunti illeciti nella gestione dei permessi per costruire nuovi palazzi, arrivando a fare favori perfino a alcuni professionisti di associazioni di categoria di costruttori edili e perfino a fare pressioni su parlamentari della maggioranza di governo per contribuire a scrivere una legge capace di ripulire ogni possibile macchia) ci sono quelle di moltissime persone “normali” e normalmente oneste), di famiglie che dopo aver aver investito i sudatissimi risparmi per l’acquisto di un immobile in costruzione si sono ritrovate con il cantiere sotto sequestro. Ed è a loro, alle tante persone vittime innocenti di pochi “potenti” capaci di ideare un nuovo “rito immobiliare ambrosiamo”, alla “gente normale”che sembra avere solo doveri, contrariamente a chi pensa di avere il diritto di cambiare a piacimento ogni regola del gioco pur di fare soldi, che ha subito pensato Vincenzo Vecchio, presidente nazionale di Appc. Un’ associazione nata, come spiega la lettura “estesa” della sigla, – Associazione piccoli proprietari di case, proprio per tutelare i diritti di chi abita “ai piani bassi” e non “negli attici”, e che ha lanciato una proposta semplice quanto efficace, come almeno, appare agli occhi di chi non ragiona pensando che i permessi per costruire vanno dati eliminando troppi controlli e privilegiando chi dimostra il proprio apprezzamento – magari per generosi aumenti di volumetrie – con mazzette di banconote alte come un mattone. Cosa ha proposto il presidente di Appc? Di “abbandonare approcci emergenziali e adottare una riforma urbanistica organica e strutturata, in grado di rispondere efficacemente alle esigenze del paese”, come ha chiesto a gran voce, dalle pagine del quotidiano Il Sole 24 Ore, Vincenzo Vecchio, aggiungendo una precisazione fondamentale: ovvero che “la riforma richiede competenza giuridica, lungimiranza e capacità di superare logiche speculative a breve termine”. Ma aggiungendo anche un invito, ancora più importante: quello a “intensificare i controlli sugli atti amministrativi e sugli interventi edilizi già in corso, verificando l’effettiva conformità alla normativa vigente”. Controlli più che mai obbligatori almeno in un Paese in cui si voglia che lo Stato c’è per davvero – in un quadro da incubo tratteggiato sempre da Vincenzo Vecchio, pronto a sottolineare, nel suo articolo sul quotidiano di Confindustria i tanti “presunti illeciti che sollevano interrogativi di natura amministrativa, civile e penale, con le indagini in corso che hanno evidenziato una serie di comportamenti irregolari, derivanti da un’interpretazione delle norme urbanistiche adottata unicamente dagli uffici tecnici milanesi, in contrasto con le prassi seguite negli altri comuni italiani”. Unico caso in Italia, come confermato da un’indagine condotta dalla stessa associazione, così come sono assolutamente confermati i tanti casi in cui “invece di ricorrere a procedure più rigorose e onerose, come il permesso di costruire o il piano di recupero, è stata utilizzata la Scia, determinando una significativa riduzione degli oneri di urbanizzazione e delle opere di mitigazione dell’impatto urbanistico e ambientale, evitando così di sostenere i costi di verde pubblico, di marciapiedi, di nuova viabilità, di parcheggi”, come denuncia sempre Vincenzo Vecchio evidenziando come “il fenomeno si sia sviluppato in un contesto di carente vigilanza da parte degli organi che avrebbero dovuto esercitare un ruolo di controllo e consulenza”. Senza dimenticare i casi di “alcuni professionisti che, consapevoli delle implicazioni legali e tecniche, hanno rinunciato ad accettare incarichi da imprese che richiedevano l’applicazione impropria della Scia in luogo del permesso di costruire”. Ultima annotazione, ma non certo per importanza, del battagliero paladino dei piccoli proprietari di case: “ la mancata attuazione dell’ordine del giorno presentato dal consigliere comunale di Milano, Fedrighini, approvato a larga maggioranza dal Consiglio Comunale il 25 maggio 2020. Un provvedimento che mirava proprio a evitare un’eccessiva semplificazione delle procedure”. Un “documento” finito però nel dimenticatoio nonostante tutto, in quella “storia immobiliare”, puzzasse di marcio lontano chilometri. Un tanfo nauseabondo che in tanti però, incredibilmente non hanno avvertito. Forse l’olfatto di qualcuno è andato in tilt di fronte all’aroma di una cnuova gallina dalle uova d’oro e alla possibilità, magari, di partecipare al banchetto? “Di certo il mattone per qualcuno è stato davvero una gallinella dalle uova d’oro ma ora però occorre guardare alla “frittata” che è stata fatta e che rischia d’essere pagata ancora una volta dai più deboli”, conclude Vincenzo Vecchio il cui pensiero è rivolto principalmente “ai più deboli , chiamati puntualmente a pagare il conto anche se sono gli unici innocenti”. Persone che hanno acquistato le case finite al centro dell’inchiesta e “sequestrate” dai magistrati, per le quali Appc mettere a disposizione “i propri consulenti “per assistere le vittime delle costruzioni irregolari siano essi gli ignari acquirenti o i residenti che sono danneggiati dalle nuove costruzioni e che con una semplice telefonata ad Appc potranno avere una prima valutazione delle conseguenze giuridiche e delle possibili azioni da intraprendere” . In attesa che la politica decida a tirare una riga e riscrivere le regole . Anche alla luce del fatto che “la legge prevede tutele significative per gli acquirenti di immobili in corso di costruzione, tra cui l’obbligo di fideiussione sugli anticipi versati e la polizza assicurativa decennale postuma, ma tuttavia, l’applicabilità di tali garanzie in caso di edifici realizzati con Scia, anziché con permesso di costruire, resta una questione controversa. Se l’atto amministrativo abilitativo risulta nullo, potrebbe essere compromessa anche la validità della polizza fideiussoria, che non gode di autonomia giuridica. Gli acquirenti, in caso di irregolarità accertate, possono comunque agire nei confronti delle imprese di costruzione, dei progettisti, dei tecnici comunali e dell’amministrazione comunale, senza escludere una possibile responsabilità anche dei notai che hanno rogitato gli atti di compravendita, dei mediatori immobiliari coinvolti e delle banche se sono stati concessi mutui”.
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