Si scrive coworking, si legge possibilità di dire addio al “vecchio” concetto di ufficio, con tutti i problemi e i costi che comportava, per condividere uno stesso spazio, spesso “open space”, lavorando fianco a fianco con persone magari sconosciute fino a ieri, che probabilmente si occupano di tutt’altro, ma con le quali potrebbero nascere possibili collaborazioni. Una soluzione per “trovare un nuovo luogo di lavoro” interessante non solo dunque economicamente, risparmiando un bel po’ di soldi rispetto all’affitto e a tutte le altre spese di un proprio ufficio tradizionale, ma anche in vista di nuove possibili opportunità di collaborazioni dettate proprio dalla “componente sociale” di questa nuova soluzione che mette a contatto con persone diverse. Una nuova strada per entrare nel mondo del lavoro per giovani protagonisti di start up, spesso con non grandi disponibilità economiche, ma anche per restare nel mondo del lavoro per i meno giovani alle prese con la crisi e con la necessità di tagliare innanzitutto i costi (perché le spese sono sempre certe e i guadagni incerti) o per professionisti meno giovani più semplicemente desiderosi di confrontarsi sul piano del lavoro con le nuove generazioni. Magari condividendo, oltre alle idee, anche materiali. Il tutto a un costo d’affitto che può partire anche da meno di 10 euro al giorno oltre a Iva. E con la possibilità di “affittare” la postazione di lavoro solo per il tempo necessario, anche appena un mese. Dimenticando i contratti di sei anni più sei. E nei casi di startup che, almeno all’inizio del lavoro, non dovessero generare sufficienti guadagni, di “cancellare” la spesa nei periodi di minor lavoro, tornando ad affittare la scrivania solo quanto serve.. Insomma un “ufficio” da modellare e gestire su misura delle disponibilità economiche, delle esigenze, con un ulteriore valore aggiunto: la possibilità di farlo utilizzare a un collega a un collaboratore nei momenti in cui non lo si utilizza. All’insegna dell’ottimizzazione assoluta, con il proprietario che ci guadagna e l’inquilino che non ci perde. Ma come funziona praticamente? All’inquilino dell’ufficio a tempo e condiviso viene normalmente offerta una postazione di lavoro (ma anche un ufficio chiuso individuale), con in dotazione scrivania, cassettiere, richiudibili a chiave, sedie, lampada, telefono, con l’ulteriore possibilità di condividere, a costi ridottissimi, stampanti, scanner, e altri strumenti di lavoro. Il tutto in locali quasi sempre climatizzati ( a differenza di tantissimi uffici ricavati in appartamenti “adattati” a uffici,soprattutto nelle zone centrali delle città, i vecchi palazzi) e cablati, con connessione wi-fi per poter navigare velocemente sul web. Comprendendo nei costi d’affitto l’utilizzo delle utenze, ma anche il servizio reception, la gestione di pacchi e corrispondenza, la pulizia e la manutenzione degli impianti. Lasciando a ogni coworker la possibilità di portare con sé il proprio computer personale. Ma non è tutto: le migliori proposte di coworking propongono infatti anche la possibilità di disporre di una sala riunioni, per incontrare clienti e partner, di una zona relax dove prendere un caffè, davanti al quale magari veder nascere nuove conoscenze o addirittura progetti da condividere, parlare di problemi comuni a cui trovare una soluzione, magari innovativa. Come quella degli uffici condivisi capaci di far crescere il gioco di squadra, impossibile da realizzare per i tantissimi professionisti abituati a lavorare in studio da soli o magari con uno o due collaboratori, sempre gli stessi…. Una soluzione particolarmente adatta poi a situazioni particolari, quale per esempio quella di una donna in stato di gravidanza o di una neo-mamma, che possono così ritagliarsi su misura gli spazi e gli orari in cui lavorare.