Decine, centinaia di migliaia di studenti (ma anche lavoratori) che studiano o lavorano fuori sede e ai quali i divieti imposti dallo Stato impediscono di abitare nella casa che hanno affittato nella città, diversa da quella di residenza, dove studiano o lavorano, devono comunque pagare il canone d’affitto? È questa la domanda che ha posto un lettore di casavuoisapere e che il portale “gira” direttamente al presidente del consiglio, Giuseppe Conte, e ai suoi ministri perché diano, possibilmente in fretta, una risposta concreta a un problema concreto che coinvolge, come scrive il lettore , centinaia di migliaia (ma più probabilmente milioni) di persone in Italia, Egregio avvocato Alborghetti, le scrivo per sottoporle un caso che penso sia comune a centinaia di migliaia di famiglie italiane. Sono il papà di una studentessa fuori sede che, con l’emergenza Coronavirus, non ha più potuto lasciare la città di residenza (in questo caso Bergamo, la provincia più colpita dall’epidemia di polmonite) e chissà per quanto tempo non potrà farlo, non potendo dunque, per causa di forza maggiore, tornare nella città in cui studia (in questo caso Bologna). La domanda è: non potendo (non non volendo….) tornare a utilizzare l’appartamento che ha preso in affitto insieme ad altre due studentesse è comunque obbligata a pagare regolarmente il canone? Grazie per la risposta che vorrà fornirmi. Un genitore.
Io spero che centinaia di migliaia di studenti e lavoratori coinvolti in questo reale a serissimo problema che il governo non si è degnato neanche di valutare (qualcuno ha notizie diverse in merito? ) se ne ricordi o non appena avremo la possibilità di tornare a votare. Presidente Mattarella c’è lo concederà vero?
Il mio proprietario di casa, a Bergamo, senza che dovessi chiedere nulla mi ha comunicato la decisione di dimezzarmi il canone per sei mesi. Sono rimasta stupefatta. Felicissima di essere stupefatta. Le brave persone, anzi bravissime, esistono ancora.