Epidemia da Coronavirus, un’emergenza che ha messo in crisi centinaia di migliaia di attività, milioni di lavoratori, ma che in questo mare di problemi ha anche visto “emergere” per una categoria, un’opportunità di far aumentare lavoro e fatturati: quella delle imprese di pulizie, prontissime non solo a pulire case, uffici, negozi, ma a “sanificarli”. Ovvero a cancellare in sale camere da letto bagni e cucine, così come in uffici, negozi, capannoni artigianali e industriali, ogni traccia di Covid-19, diventato il nemico pubblico numero uno sia sotto l’aspetto sanitario sia sotto quello economico. Una corsa a un nuovo”affare” alla quale hanno partecipato anche imprese di pulizie che non hanno però i requisiti di legge per poter “sanificare” ma che, nonostante questo, propongono a imprese, datori di lavoro, amministratori di condominio, semplici privati, interventi di sanificazione “senza alcuna certificazione”. E, di conseguenza, senza nessuna garanzia di poter davvero effettuare un intervento efficace contro i virus. Imprese che non sono iscritte nell’apposito Albo speciale per poter svolgere questo tipo di intervento, le uniche a essere autorizzate per legge. Ma come riconoscere un’azienda certificata per un’attività di sanificazione? La prima domanda da rivolgere a chi si è offerto per sanificare gli ambienti è se l’impresa di pulizie è iscritta all’elenco speciale della Camera di commercio competente che attesta il rispetto dei requisiti stabiliti dalla legge 82/94, attuata con il decreto ministeriale 274/97 e che prevede l’obbligo, per l’impresa di pulizie, di avere un responsabile tecnico in grado di valutare e adeguare il tipo di intervento e i prodotti da impiegare alla situazione oltre a personale preparato a sanificare davvero. E non solo per aumentare il fatturato cavalcando l’onda della paura da contagio. Informazioni che l’amministratore condominiale è obbligato per legge a chiedere, verificando certificazione e iscrizione all’albo, ma che dovrebbe fare anche qualunque imprenditore o privato. Ma c’è anche un altro semplicissimo “trucco” per smascherare imprese di pulizia non autorizzate: basta chiedere di scrivere a chiare lettere in fattura che si è trattato di un intervento di sanificazione, in modo da poter dedurre la metà dei costi di sanificazione fino a 20mila euro all’anno, e non solo come normali “pulizie”! Come invece molte imprese di pulizie scrivono presentando il conto dopo aver realizzato un “presunto” intervento di sanificazione. Una manovra semplicissima per scoprire se ci si è rivolti a professionisti seri o a operatori senza scrupoli che hanno semplicemente “fiutato l’affare”. Altre domande utili da fare? Farsi mostrare l’etichetta dei prodotti usati, la marcatura Ce delle macchine usate e i numeri di registrazione al ministero della sanità, chiedere di avere una copia dell’etichetta allegata alla dichiarazione di avvenuta sanificazione.. Se “non è possibile vederli” o se addirittura il “sanificatore” dimostra chiaramente di non sapere neppure di cosa si parla, è con ogni probabilità un “falso”.
Il titolare dell’impresa di pulizie al quale mi sono rivolto, a precisa domanda mi ha risposto che sulla fattura preferirebbe scrivere “intervento di pulizie” e non per sanificazione anti Covid19 – come da me richiesto – ma mi ha anche detto di essere autorizzato a farlo. Ci sono altre ragioni (fiscali????) per le quali un’impresa dovrebbe preferire una motivazione scritta piuttosto che un’altra?