Efficientamento energetico. Il termine è decisamente brutto, sa di burocratese lontano un chilometro, ma la sostanza che si cela dietro la forma è ottima, e soprattutto è diventata ormai uno degli aspetti più importanti nell’edilizia. Perché mettere un edificio in condizione di risparmiare energia non tutela solo il portafogli, ma anche l’ambiente. E perché permette a un immobile di non perdere sempre più valore in prospettiva. Ma se è impossibile non essere d’accordo sull’importanza di questa realtà, altrettanto impossibile è non vedere, insieme alle luci, le tante ombre che si nascondono dietro a tutto questo. Ombre che Giancarlo Balzer, titolare di Energy 20, società che si occupa di efficientamento energetico, ha svelato in un’intervista rilasciata a Case & Terreni, l’osservatorio immobiliare di Bergamo e provincia diretto da Gianfederico Belotti. “In tutta la Bergamasca si sta effettivamente registrando una crescente sensibilità in tema di risparmio energetico, anche se c’è chi, dopo aver manifestato interesse, rinuncia a intervenire”, ha esordito Giancarlo Balzer.
L’errore principale? Molti operatori trasformano un prodotto tecnologico in un prodotto finanziario…
Persone spaventati dalla spesa iniziale? Non sempre e non solo. “La crisi economica induce sicuramente molti a rimandare la spesa, anche in presenza di incentivi, a tempi migliori, ma le motivazioni sono anche altre. Spesso, infatti, gli operatori di mercato confezionano accattivanti proposte commerciali con ritorni sull’investimento spinti al limite. Proposte che, prima o poi, si traducono in inevitabili delusioni che danno luogo a una sensazione di sfiducia. In realtà, alla base c’è un errore d’impostazione che trasforma un prodotto tecnologico in un prodotto finanziario.
… e spesso non sono preparati ma si sono solo tuffati in un business che ancora funziona
Ad amplificare quella sensazione c’è poi la strana situazione del settore: negli ultimi anni il comparto si è messo in evidenza come uno dei pochi settori in crescita, attraendo migliaia di soggetti che, per la legge dei grandi numeri, spesso non sono preparati e competenti. Oggi troviamo dipendenti d’azienda trasformati in venditori, grandi aziende e piccoli artigiani che propongono lo stesso prodotto a colpi di ribassi, a scapito del servizio. Un po’ quello che è successo negli Anni 90 nel settore dell’informatica nel quale, accanto ai grossi marchi qualificati, spiccavano spesso programmatori “smanettoni”. Il prodotto non era maturo e il cliente non ne percepiva le differenze. Così, nel settore del risparmio energetico, dopo un periodo culminato nel 2010 con la moda del fotovoltaico, siamo in una fase delicata. Quella dell’assestamento. Questa confusione disorienta il cittadino e il disorientamento aumenta per la complessità e la vastità del settore, che spesso induce gli operatori a semplificazioni commerciali e a luoghi comuni. Ognuno propone la propria tecnologia e il proprio prodotto come il migliore e il più conveniente e il cliente, bombardato da informazioni diverse e spesso contraddittorie, viene scoraggiato.
Non domandate “quanto posso risparmiare” ma “qual è la soluzione più adatta nella situazione esistente”…
Riassumendo, direi che il cittadino percepisce l’importanza di un approccio diverso rispetto ai consumi energetici ma non trova un’adeguata risposta in quanto il mercato è ancora troppo giovane e speculativo. L’offerta non è ancora matura e si configura spesso solo come un prodotto finanziario”. Una proposta ben diversa da quella che ogni vero professionista dovrebbe fornire, con impianti e relazioni tecniche, misure e pratiche, il tutto inserito in un percorso di efficientamento energetico che non deve partire dalla domanda che spessissimo viene posta, ovvero “quanto posso risparmiare?”, ma dalla domanda “quale soluzione, economicamente sostenibile, dà il maggior beneficio rispetto alla situazione attuale?”. Il soggetto non è il risparmio, ma la soluzione. Questa è la differenza tra un approccio professionale, che valuta un percorso e uno spettro di soluzioni percorribili, e uno puramente commerciale, nel quale la soluzione finale è il prodotto che si vuole vendere.
Ma chi l’ha detto che coibentare il tetto convenga sempre o che l’impianto geotermico sia eccessivo
Per esempio non è detto che coibentare il tetto convenga sempre; dipende dalla situazione di partenza. Così come non è detto che un impianto geotermico costi troppo, perché dipende anche dal tipo d’intervento che si va a fare sull’edificio. E non è vero che l’impianto fotovoltaico non conviene più; dipende dai parametri con cui ci si confronta. Purtroppo, però, molti operatori traggono vantaggio competitivo garantendo ritorni economici senza garanzie reali, vendendo una stima come una certezza. Venendo all’aspetto più propriamente tecnico, l’approccio per la stima del risparmio energetico dovrebbe essere questo: si determina innanzitutto lo stato di partenza dei consumi e dei fabbisogni, poi si identifica un possibile intervento in relazione anche alla spesa che il committente vuole sostenere. È importante non farsi deviare dai luoghi comuni analizzando il sistema edificio-impianti nel suo complesso, senza rincorrere mode. In seguito, in base agli elementi introdotti, si calcola il fabbisogno futuro di energia primaria e, infine, si sceglie il tipo d’intervento facendo una stima dell’investimento iniziale”.
La prima cosa da fare è un check-up energetico, studiando le bollette, verificando i punti di dispersione…
Altrettanto importante è saper offrire al cliente soluzioni chiavi in mano… “Si parte dal check-up energetico, cioè il rilevamento critico dello stato di fatto, iniziando dai consumi storici rilevati dalle fatture di energia elettrica e gas, per passare poi alla distribuzione dei consumi sulle diverse utenze in modo da evidenziare i punti di maggior consumo o dispersione. Spesso nel settore residenziale s’identifica il check-up energetico con la sola termografia, una fotografia effettuata con una camera che consente di leggere la temperatura sulle pareti di un edificio, in base a una scala di colori che identificano le zone a maggior dispersione termica, ma questa è una semplificazione eccessiva. La termocamera rileva un comportamento istantaneo dell’edificio, mentre il termoflussimetro consente di avere una risposta dinamica delle strutture in termini di flussi termici”.
… senza limitarsi alla sola termografia, che fotografa la temperatura sulle pareti
Alla base del check-up energetico, però, c’è sempre la lettura della bolletta, un documento così noto agli utenti eppure così sconosciuto. “La lettura delle bollette risulta importante quando l’intervento è rivolto a utenze di un certo peso. Tuttavia, nel residenziale è utile conoscere alcune nozioni base come, per esempio, la differenza tra il mercato libero e il servizio di maggior tutela, il consumo annuo, le fasce e altro ancora. Gli interventi che possono derivare da un’analisi delle bollette vanno dal cambio del fornitore al cambio del tipo di contratto, al rifasamento, a un adeguamento delle potenze contrattuali, alla programmazione dei carichi…”. Dal check-up energetico all’intervento il passo non è breve, ma consequenziale sì. “Nel settore civile l’elemento più importante è l’involucro.
Prima di produrre energia occorre saperla contenere all’interno dell’edificio con un ottimo involucro
Prima di produrre energia la si deve contenere all’interno dell’edificio. Il percorso progettuale dovrebbe partire dall’involucro, anche se spesso ci si dedica più alla parte impiantistica in quanto potrebbero non esserci le condizioni per intervenire sull’edificio. Adesso va molto di moda il fotovoltaico, ma bisogna chiarire alcuni aspetti. Per esempio ricordando che non copre un servizio specifico come quello del raffrescamento.”. Ma il risparmio energetico ha altre soluzioni, meno conosciute: le pompe geotermiche, per esempio, o il solar cooling. “Il mercato è strutturato in modo verticale sugli impianti e specializzato per tecnologia, perché è rappresentato da installatori che propongono una tipologia d’impianto. L’argomento va affrontato invece in modo orizzontale, prendendo in considerazione tutte le tecnologie disponibili e integrandole dove necessario. Non è quindi un problema di tipologia più o meno diffusa, ma di tecnologia più o meno applicabile.
La geotermia ha grandi potenzialità: il sottosuolo è un enorme serbatoio di calore o di freddo
La geotermia ha grandi potenzialità: il sottosuolo è un enorme serbatoio di calore o di freddo. Un impianto geotermico a pompa di calore consente di prelevare, tramite una o più sonde o tramite il prelievo di acqua di falda, circa quattro parti di calore dal sottosuolo fornendone una di energia elettrica, mentre d’estate è possibile prelevare il fresco bypassando la pompa. Il solar-cooling, invece, è un sistema che utilizza il calore del sole e, tramite un altro apparecchio chiamato assorbitore, lo trasforma in freddo, più o meno come un frigorifero a gas per i camper”. Ma non finisce qui. “Una delle strade che si possono percorrere per migliorare l’efficienza energetica è quella della cogenerazione, cioè la generazione contemporanea di energia elettrica e termica utilizzando l’energia di scarto del sistema primario. In genere si fa riferimento a un motore endotermico che produce, accoppiato a un alternatore, energia elettrica e calore proveniente dai fumi e dal motore stesso. Si trovano da tempo diverse applicazioni nell’industria su potenze elevate, ma la cogenerazione sta diventando interessante anche per piccole imprese, condomini o addirittura singole unità abitative. Ci sono poi gli impianti minieolici e microidroelettrici: i primi dipendono dalla presenza di vento, mentre i secondi non sono molto diffusi a causa delle difficoltà burocratiche e dei tempi autorizzativi molto lunghi”. L’offerta è ampia ma la domanda sembra ancora monolitica. “Stiamo facendo un immane sforzo per diffondere una cultura orizzontale, ma l’approccio più diffuso sul mercato è ancora di natura impiantistica. La richiesta di un condominio, per esempio, diventa concreta quando la caldaia ha fatto il suo tempo. Un’impostazione che contribuisce a segmentare e verticalizzare gli interventi solo su alcune tecnologie in contrasto con un equilibrato intervento di energy management e di risparmio energetico”.
Una cosa è guadagnare una classe energetica, un’altra trasformare una classe G in A
Anche i costi degli interventi, ovviamente, dipendono da quello che si vuole ottenere. “Se si cerca il passaggio alla classe energetica superiore soprattutto per dare maggior valore all’edificio o all’alloggio, bisogna cercare gli accorgimenti compatibili con le esigenze di ristrutturazione, ottenendo il passaggio di classe a minor costo”, spiega Giancarlo Balzer. Se, invece, si fa riferimento a un miglioramento di molte classi, per esempio dalla G alla A, si va incontro a una vera ristrutturazione. Il problema è chiarire ai clienti tutti gli aspetti, economici e non, che derivano dall’intervento. È ora che gli operatori qualificati trovino il coraggio di cambiare rotta, dando anche indicazioni poco commerciali e forse un po’ impopolari e favorendo uno sviluppo basato più sull’efficienza e la sostenibilità e meno sulla finanza. Trattare il risparmio energetico come un investimento è un errore di impostazione ed Energy20, quando parla di cultura dell’energia, si riferisce anche a questo. Un operatore attento per stare sul mercato senza farsi prendere da isterismi deve contribuire a spostare l’attenzione dai ritorni economici all’efficienza e alla sostenibilità, dalla finanza alla tecnica, dal prezzo alla qualità e all’equilibrio, ingredienti che fanno parte della nostra mission”.
Professionisti, amministratori condominiali, scuole… Per ognuno c’è un corso che insegna il risparmio energetico
Un cambiamento culturale radicale che Energy 20 sta cercando di accelerare organizzando gratuitamente lezioni nelle scuole sul tema del risparmio energetico, accogliendo stagisti, creando momenti di autoformazione con professionisti e collaboratori esterni, organizzando occasioni d’incontro tra le aziende e gli istallatori o i professionisti su specifici temi e, ovviamente, offrendo anche corsi, a pagamento in questo caso, in collaborazione con società di formazione accreditate da Regione Lombardia.
Testo realizzato da Baskerville srl per casavuoisapere.it
Dottor Balzer buongiorno, recentemente si è parlato molto di energia geotermica per le case. In Svizzera, però, nel Cantone di San Gallo, una serie di scosse di terremoto è stata messa in stretto collegamento dai geologi proprio con le trivellazioni eseguite per cercare, sottoterra, energia geotermica. Dunque anche questa nuova potenziale risorsa rischia di essere già tramontata appena sorta all’orizzonte? Complimenti per quanto affermato nell’intervista e grazie per la risposta che vorrà eventualmente fornirmi.
Buongiorno sig.ra Marilena,
desidero precisare che il mio intervento circa la risorsa geotermica fa riferimento ad impianti che utilizzano Pompe di calore reversibili, dunque stiamo parlando di Geotermia a “bassa entalpia”. In questo caso i volumi di sottosuolo interessati sono molto limitati e , ad oggi, non esiste nessuno studio che documenti una correlazione al rischio sismico.
Dunque, mi consenta di precisare che il Suo intervento riguarda la ricerca di energia dal sottosuolo, ovvero si parla di Geotermia ad “alta entalpia”. In quest’ultimo caso, infatti, le perforazioni di ricerca possono interessare grandi volumi di sottosuolo e, secondo il parere di alcuni Geologi, potrebbe condizionare l’equilibrio elastico delle rocce.
Classe A, classe B…. Non sta diventando una moda? O forse è solo un nuovo tentativo per far ripartire un settore morto e sepolto come quello del mattone? Per obbligare chi ha una casa vecchia a cambiarla? (Se ci pensate è lo stesso giochetto fatto con le auto: il mercato era saturo ed ecco le classi per impedire alle vetture più vecchie di entrare nei centri delle città, in pratica di poter circolare…)
Grazie a casavuoisapere ho navigato sul sito di energy 20 (www.energy20.it) scoprendo cose interessantissime sull’energia elettrica prodotta dalle piante (avete capito bene!) e dalla possibilità di avere impianti a idrogeno.
Ho un appartamento di 130 metri quadrati in classe D. Quanto potrebbe costarmi un sopralluogo per valutare il da farsi e capire quali possibili soluzioni adottare e, soprattutto, se il gioco vale la candela? Una perizia a scopo cognitivo, senza alcun impegno da parte nostra a proseguire, qualora l’ipotesi di intervento costasse troppo cara o non ci convincessero le soluzioni ipotizzate. Signor Balzer, grazie se vorrà rispondermi.
Per risparmiare la quantità mostruosa di energia che bruciamo in questi giorni di clima africano esiste solo la via dei “pinguini” (i cui prezzi, guardacaso, sono esplosi dalla sera alla mattina…) o ci sono altre vie. Vie che riparano la casa dal sole e dal calore? In prospettiva guardando alla prossima estate, ci sono interventi edilizi, non importa se anche lunghi l’importante è che siano particolarmente efficaci, che mi può suggerire? Grazie….
Signora Cinzia, il “pinguino” segue la regola della domanda e dell’offerta, un insegnamento di mio padre è quello di “non comprare l’ombrello quando piove”. A parte questo direi che l’approccio più sbagliato è quello di tamponare con soluzioni che poco hanno a che vedere con il risparmio energetico e con gli impianti mentre invece è assolutamente corretto il suo pensiero che io traduco nel ragionare in ottica di sistema edificio/impianti con un occhio ai costi e alle intenzioni, propensioni, necessità dell’utente. In altre parole si deve ragionare sullo stato di fatto analizzando sia l’involucro edilizio sia gli attuali impianti considerando anche il livello di vetustà degli stessi. Dopo di che si vanno a considerare le necessità dell’utente che normalmente da importanza diversa a diversi elementi quali risparmi, confort, propensione per una tecnologia, servizi energetici richiesti, eccetera. Si identificano a questo punto due, tre massimo quattro scenari con diversi livelli intervento e quindi di costi e di risparmio. La scelta finale è dell’utente ma questa avverrà, se fatto questo percorso, tra ipotesi equilibrate composta da sistemi compatibili e senza inutili e spesso dannose forzature commerciali. Le suggerirei di affidarsi ad aziende che ragionano in ottica di sistema, che non siano specializzate in qualche tecnologia e che affrontino l’intervento partendo da valutazioni sull’edificio.