Paese che vai, case che trovi. Magari da acquistare. Ma attenzione: con le tasse da pagare sempre in Italia. Chi, infatti, pensa di poter fare un investimento immobiliare fuori dal confini del Belpaese e di non dover pagare contributi allo Stato italiano si sbaglia di grosso. Il balzello in agguato si chiama Ivie, acronimo di Imposta sul valore degli immobili situati all’estero, e pesa per lo 0,76 per cento del valore della casa all’estero. Dove esistono accordi per lo scambio di informazioni catastali, cioè fra i Paesi dell’Ue e allo Spazio economico europeo, il valore sul quale applicare l’imposta è facilmente reperibile. Laddove, invece, sia difficile stabilire il valore dell’immobile, fa fede il costo della casa sul contratto o, in mancanza, il valore di mercato rilevabile nel luogo in cui è situato l’immobile. Se l’immobile in questione fa parte di una donazione o di una successione, il suo valore è quello apposto nella dichiarazione di successione o donazione. L’imposta non è dovuta se non supera il valore di 200 euro. Se lo Stato nel quale si trova l’immobile richiede il versamento di un’imposta patrimoniale, infine, bisogna tenere presente che l’importo versato verrà considerato, in Italia, come credito d’imposta e verrà quindi scalato dall’Ivie dovuta. Tutte informazioni di cui tenere conto nel momenti in cui si decide di acquistare un immobile da mettere a reddito fuori dai confini dell’Italia. Per approfondire l’argomento l’edizione 2017 di Valore Casa & Terreni , Osservatorio immobiliare di Bergamo e provincia, ospita un esauriente articolo realizzato da Luca Belotti e Paolo Prosdocimi.