Un’altalena lunga nove anni. L’andamento del mercato dei mutui, dal 2008 al 2016, è stato disegnato su una strada piena di curve più o meno ampie, una strada passata attraverso l’inferno immobiliare per dirigersi finalmente, dopo anni di picchiata, nuovamente verso qualche “cima”. Le analisi biennali o triennali, in questi ultimi anni, si sono moltiplicate alla ricerca di segnali di ottimismo spesso nascosti fin troppo bene dietro quelle curve. Adesso, dopo tre anni positivi, di curve non se ne vedono più e la fatica sembra lontana. L’indice della domanda e quello delle erogazioni sono in positivo, con numeri a due cifre e le curve, insomma, non fanno più paura come invece nel 2008, quando la domanda e l’erogazione dei mutui, per il secondo anno consecutivo, subirono una diminuzione legata a politiche di credito largamente influenzate dal fenomento Subprime. Sembrava un fenomeno destinato a non durare molto, perché già nel 2009, nonostante un’erogazione ancora negativa, si era registrato un incremento delle richieste: ma il peggio doveva ancora arrivare. Il debito sovrano di alcuni Paesi dell’area Euro, tra i quali c’era anche l’Italia, ha creato, nel 2011, condizioni che hanno portato alla difficoltà di approvvigionamento degli istituti di credito italiani, con un conseguente inasprimento dei tassi. Fine del credito. Le richieste sono tornate a scendere (-19 per cento), le erogazioni anche (-12 per cento). Ed era solo l’inizio della “scalata” più impegnativa: il 2012 ha toccato infatti picchi incredibili. La domanda di finanziamenti è scesa del 42 per cento, quella delle erogazioni addirittura del 46 per cento. Andare in banca a chiedere un mutuo era un po’ come andare in chiesa a chiedere una grazia. Ma anche le salite più dure prima o poi si spianano, come ben sanno passisti e velocisti. Ecco, allora, i primi interventi della Bce sulla riduzione dei tassi, con la conseguente diminuzione del differenziale fra Btp e Bund, cioè fra i Buoni del tesoro poliennali italiani e tedeschi: lo spread con la esse maiuscola, tanto per capirci, quello che per tanti mesi ha occupato le prime pagine dei giornali italiani. Il 2013 si è chiuso ancora in negativo, ma la domanda è scesa del 3 per cento, mentre le erogazioni sono diminuite del 14 per cento. Pianura, in pratica. Poi, nel 2014, è iniziata la discesa. I tassi di riferimento sono scesi ai minimi storici invogliando chi non osava varcare la soglia di una filiale a fare una visita al direttore. La domanda di mutui è salita del 15 per cento, l’erogazione del 13 per cento. La picchiata dei tassi ha portato, nel 2015, al boom delle surroghe, che hanno sfiorato i 30 miliardi di euro nei primi nove mesi dell’anno. Il volume dei flussi è risalito in modo impressionante al punto da fare registrare cifre da capogiro. Nonostante una situazione economica ancora non straordinaria, la domanda di mutui è infatti aumentata del 53 per cento, l’erogazione del 71 per cento. Numeri irripetibili e infatti, nel 2016, la crescita è diminuita, ma i volumi sembrano essersi assestati su dimensioni importanti. Siamo ancora lontani dai primi anni del Terzo millennio, ma di curve all’orizzonte sembrano essercene poche.