Come alleggerire il carico fiscale della casa che pesa come un macigno sul bilancio familiare? Molti coniugi un trucco l’hanno trovato: dichiarare di vivere in due diverse residenze, considerate come ”prima casa” per ottimizzare il carico tributario. Un fenomeno non nuovo che però, complice anche la cancellazione dell’Imu sulla prima casa, ha fatto registrare un’impennata, al punto da diventare tema di discussione nelle aule parlamentari dove il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, nel corso dell’audizione alla commissione bicamerale sull’anagrafe tributaria, ha parlato di una “patologia di sistema’”. “Interrogato” dal senatore Salvatore Sciascia, che in passato è stato ufficiale della Guardia di Finanza per poi diventare direttore dei servizi fiscali del gruppo Fininvest, Attilio Befera ha spiegato che “in assenza di un atto di separazione legale il Comune non dovrebbe attribuire una diversa residenza ai coniugi”, giudicando “incomprensibile il comportamento dei Comuni visto che una simile scelta si trasforma in un boomerang per le casse comunali, con la riduzione di gettito che sarebbe dovuto arrivare dalla “seconda casa”. In passato la Lef, l’associazione per l’equità e la legalità fiscale che si batte contro l’evasione, ha calcolato che ‘finte separazioni’ consentono risparmi fino a 5.000 euro, fingendo di pagare il mantenimento. Ma ora, con l’arrivo del nuovo redditometro, potrebbe esserci qualche problema in più. I coniugi che abitano in due diverse ”prime case” saranno considerati separatamente e quindi l’ammontare del reddito, diviso in due, potrebbe non essere sufficiente a spiegare il tenore di vita, facendo scattare l’accertamento.
Testo realizzato da Baskerville srl per www.casavuoisapere.it