Chi ha avuto la possibilità di vedere all’opera una stampante 3D (durante il periodo natalizio ce n’erano alcune funzionanti negli locali dell’ex-negozio Pagano in Piazza Dante a Bergamo) è sicuramente rimasto impressionato dalla facilità con cui un oggetto (oggetti semplici, in plastica e della dimensione massima di 20 centimetri nelle tre dimensioni 20x20x20) si materializzava sotto i propri occhi. Probabilmente nessuno avrà però potuto immaginare che questo concetto di stampa tridimensionale potesse però essere amplificato fino a essere applicato per realizzare un’enorme stampante capace di realizzare un edificio intero, ovviamente non di plastica, ma di cemento! A farlo è stato il professor Behrokh Khoshnevis, docente della University of Southern California, applicando la tecnica del “contour crafting”, la tecnica cioè che realizza un oggetto estrudendo un materiale e depositandone diversi strati, uno sopra l’altro, fino a realizzare un oggetto. Il processo costruttivo è molto semplice e nasce da un disegno digitale tridimensionale delle murature, sia esterne sia interne, fatto leggere, per mezzo di un semplice personal computer, dalla stampante 3D che realizza l’edificio progettato. I vantaggi sembrerebbero enormi: in termini di tempo, la struttura muraria verrebbe realizzata in 24 ore; in termini di risparmio energetico, una sola macchina eseguirebbe il lavoro di diverse macchine e uomini; in termini di inquinamento, non ci sarebbero rifiuti speciali che solitamente si aggirano tra le tre e le sette tonnellate per una casa unifamiliare; in termini di sicurezza non ci sarebbero incidenti sul lavoro e, conseguenza ultima non certo per importanza, ci sarebbe un notevole vantaggio economico. Non ci sarebbero poi limiti nella forma dell’edificio, non più vincolata agli elementi costruttivi che lo compongono. Il materiale utilizzato è stato messo a punto dal laboratorio tedesco Degussa ed è uno speciale cemento additivato da fibre composite che permettono di sopportare gli sforzi e i carichi soprattutto durante il processo di stampa.Per ora le applicazione più probabili sarebbero per gli edifici industriali, per popolazioni a basso reddito, ma anche per situazioni di emergenza, per esempio a seguito di un terremoto. Ma a rendere però ancora più affascinante il progetto del professor Behrokh Khoshnevis ci ha pensato la Nasa che lo ha incaricato di sperimentare la costruzione di edifici che potrebbero essere eretti su altri pianeti simili alla Terra.
Testo realizzato dall’architetto Roberto Canavesi per www.casavuoisapere.it