L’Italia è un Paese guidato da Governi che vogliono aiutare i cittadini, nella stragrande maggioranza dei casi, oltre l’80 per cento proprietari della prima casa, a vivere serenamente questa scelta, spessissimo frutto di decenni di lavoro e sacrifici, o piuttosto è un Paese al cui Governo ci sono solamente amministratori capaci soltanto di tassare questo bene rifugio, per gestire carrozzoni pubblici che non servono a nulla se non a bruciare miliardi di euro? Provate a fermare per strada le prime persone che incontrate, chiedete se sono proprietarie di un immobile, rivolgete loro questa domanda e con ogni probabilità nella stragrande maggioranza dei casi vi sentirete rispondere che la risposta esatta è la seconda. Già perché i proprietari di casa, negli ultimi anni, sono stati spesso scambiati per possidenti da mungere, fiscalmente parlando, come vacche, anche quando magari si tratta di contribuenti già tartassati che faticano ad arrivare a fine mese, come ripetutamente denunciato dai responsabili delle associazioni dei proprietari di case. Una categoria che non ne può più di una classe politica che sembra davvero essere capace solo di utilizzare chi lavora come fossero dei bancomat. Ma se per i proprietari di immobili a uso residenziale la situazione è pesantissima, c’è chi sta ancora peggio: sono i proprietari di immobili a uso commerciale, dai negozi ai capannoni che ospitano aziende e laboratori artigianali, per i quali la situazione è addirittura drammatica, come evidenzia uno studio sulla pressione fiscale esercitata dallo Stato realizzato dai responsabili dell’Ufficio studi della Cgia. Secondo l’analisi, infatti, “dal 2011, ultimo anno in cui è stata pagata l’Ici, al 2016, l’incremento del carico fiscale sugli immobili a uso produttivo e commerciale è stato spaventoso”. Conti alla mano, denuncia il direttore Paolo Zabeo, “l’incremento del carico fiscale al lordo del risparmio fiscale sugli uffici ha toccato il 145,5 per cento. Per i negozi l’aumento è stato del 140,9 per cento, per i laboratori artigianali del 109,7 per cento, mentre per gli alberghi, per i grandi magazzini commerciali e per i capannoni industriali il prelievo è quasi raddoppiato”. Una situazione da incubo che avrebbe però potuto essere ancora peggiore se non ci fossero state, come ricordano sempre i responsabili di Cgia, “le misure di alleggerimento introdotte con la legge di Stabilità 2016, grazie alle quali quest’anno i proprietari di immobili risparmieranno 4,3 miliardi di euro: di cui 3,5 miliardi dall’eliminazione della Tasi sulla prima casa; 530 milioni dall’eliminazione dell’Imu sugli imbullonati; 160 milioni dall’ampliamento dell’esenzione Imu sui terreni agricoli; 81,4 milioni dallo sconto Imu-Tasi sugli affitti con canone concordato; 21 milioni dalla riduzione per i comodati d’uso e 16 milioni dall’abolizione della Tasi agli inquilini”. Tagli sufficienti per convincere i proprietari di immobili che lo Stato nei confronti del mattone non è un parassita che, come una sanguisuga, pensa solo a succhiare sangue sotto forma di tasse? Provate a chiederlo alle prime mille persone che incontrate per strada…