La classe energetica di un immobile sta davvero diventando un valore assoluto al punto da diventare determinante nella scelta di una nuova casa, di un ufficio o di un negozio da acquistare? E a dominare la scena sul mercato sono davvero gli edifici in classe A e B, quelli “capaci di tagliare al massimo le bollette”, seguiti a notevole distanza da immobili ben meno “risparmiosi”? Per trovare una risposta (con qualche sorpresa) a queste domande basta leggere i risultati dell’analisi che l’Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, la Fiaip, una delle federazioni che associano gli agenti immobiliari in Italia, e l’I-Com, Istituto per la competività, hanno realizzato per rilevare le tendenze della domanda e dell’offerta di immobili scomposte nel dettaglio della classe energetica. Ebbene, il risultato che emerge è che l’efficienza energetica non rappresenta ancora una variabile significativa per la determinazione del prezzo di vendita, con i numeri che evidenziano una continuità fra i dati del 2013 e quelli del 2014.
Le case più vendute sono quelle in classe G, proposte a prezzi anche scontatissimi
In altre parole il mercato immobiliare è ancora dominato da immobili di classe energetica G, che, a seconda della tipologia di immobile, varia tra il 63 per cento (per i trilocali) e il 72 per cento (dei monolocali). Locali capaci di attrarre gli investitori per una ragione molto semplice: il prezzo di vendita o, in molti casi (forse proprio perché destinati, in prospettiva, a perdere valore e interesse a scapito di edifici energeticamente molto più performanti) di svendita. Che, a conti fatti, spesso potrebbero consentire eventualmente all’acquirente di “recuperare” il denaro necessario per adeguare l’edificio sotto il profilo energetico, con interventi di ristrutturazione per i quali sono per di più previsti importanti sgravi fiscali.
Classi A+, A, B e C sommate rappresentano una fetta di mercato tra il 10 e il 14 per cento
Il risultato è che la somma delle compravendite 2014 di immobili appartenenti alle prime quattro classi energetiche (A+; A; B e C) occupa una fetta di mercato che sta tra il 10 e il 14 per cento, con un dato rilevante solo per la sua particolarità e non per la quantità: le transazioni degli immobili di pregio di classe A+ e A è passato dal 6 al 10 per cento.
Il nuovo di pregio però deve essere in classe A
Interessanti anche i dati sulle compravendite di immobili nuovi nel 2014: nel 49 per cento dei casi si sono realizzate per edifici di classe A+, A e B, contro il 40 per cento nel 2013. Per quanto riguarda gli edifici da ristrutturare, invece, quasi il 90 per cento delle compravendite nel 2014 ha riguardato immobili in classe G, un dato di poco inferiore rispetto al 2013. Il quadro finale racconta di un mercato ancora saturo dunque di immobili di qualità energetica scadente, e di una classe energetica oggi “importante” soprattutto nel caso degli immobili di pregio. Una classe energetica destinata probabilmente ad aumentare di peso in futuro, ma che oggi ancora non rappresenta un valore così importante nelle compravendite. E la conferma di quanto detto arriva anche al peggioramento del dato sulla percezione dell’utilità dello strumento della certificazione energetica nella lettura comparata dei dati 2014 e 2013. Un peggioramento legato alle frequenti modifiche normative a livello nazionale e alla frammentazione della materia a livello regionale?
Testo realizzato da Baskerville srl per www.casavuoisapere.it