Costruire o ristrutturare una casa non ha gli stessi costi ovunque. In alcune zone può costare molto di più. E laddove i costi sono destinati ad aumentare per situazioni oggettive, che non dipendono da chi costruisce o ristruttura, la “politica” dovrebbe intervenire compensando questo divario. Un esempio concreto? La montagna: la distanza, le infrastrutture spesso inadeguate e, quindi, i tempi più lunghi per portare i materiali in paesi scomodi da raggiungere, incidono. Anche in percentuali pesanti. Così come avviene, del resto, per garantire la miglior efficienza termica degli appartamenti: perché per impedire che d’inverno, con le temperature a – 10 o peggio, in casa si geli ( o per aver caldo occorra far bruciare a mille le caldaie) non basta far “indossare” all’edificio un “cappotto” isolante sottile come può essere sufficiente in pianura; e perché per evitare che le tubature possano ghiacciare e scoppiare occorre proteggerle meglio con un rivestimento in lana di roccia ben superiore ai due centimetri più che sufficienti in città. Costi superiori che richiedono incentivi maggiori. A lanciare la proposta, dalle pagine di Valore Casa, osservatorio immobiliare di Bergamo e provincia, sono stati Piernando e Clara Gallo, operatori immobiliari della Valbrembana, in provincia di Bergamo, che facendo due conti hanno scoperto come in montagna lo “svantaggio naturale di costruire o ristrutturare” possa far lievitare i costi di un cantiere “anche del 15 o del 20 per cento”.