Nuovi infissi e nuove caldaie: sono questi i “lavori in casa” per i quali gli italiani preferiscono utilizzare il bonus sul risparmio energetico. I due interventi guidano infatti la classifica delle quasi 300mila comunicazioni (l’adempimento obbligatorio per chi ha effettuato lavori di ristrutturazione per ottenere sgravi fino al 50 per cento della spesa sostenuta) inviate all’Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Dati che confermano un interesse ancora vivissimo per gli incentivi sulle ristrutturazioni di casa che dal 2016 a oggi sono stati utilizzati per interventi edili in quasi 5 milioni di immobili con un 53 per cento dei casi che hanno visto protagonisti proprio interventi soggetti all’obbligo di invio all’Enea (da non confondere con quella relativa all’ecobonus) riguardanti lavori di ristrutturazione che hanno un impatto sui consumi energetici dell’edificio, quali cambio delle finestre, installazione di schermature solari, sostituzione di caldaie a biomassa o condensazione (in classe A). Incentivi, confermati dal Governo anche per il 2019, capaci di avere un impatto fimportantissimo sulla sostenibilità ambientale oltre che sull’economia: basti pensare che in 10 anni il meccanismo degli sconti fiscali sugli interventi di ristrutturazione e finalizzati al risparmio energetico ha “mosso” investimenti per oltre 290 miliardi di euro. La domanda a questo punto sorge spontanea: con milioni di immobili che disperdono energie e, dunque, inquinano, e con milioni di attività professionali legate al “mattone” che potrebbero rimettersi in moto grazie alle aperture di nuovi cantieri, non sarebbe il caso d’incentivare sempre di più?