Disfatta del nuovo: sconfitto 9 -1 dall’usato. Se stessimo parlando di un evento sportivo potrebbe essere questo il titolo per raccontare il risultato finale della sfida che nel primo semestre del 2014 ha visto di fronte il mercato delle nuove abitazioni e quello degli edifici usati e da ristrutturare. Una disfatta raccontata dai responsabili dell’ufficio studi del Gruppo Tecnocasa che analizzando l’andamento delle compravendite nel semestre hanno evidenziato come l’85,7 per cento abbia riguardato le abitazioni usate e solamente il 14,3 per cento le tipologie di nuova costruzione. Un divario nettissimo destinato ad aumentare ulteriormente nelle grandi metropoli, dove la percentuale delle compravendite di tipologie usate sale al 95,9 per cento e quella delle costruzioni nuove crolla (è davvero il caso di dirlo) al 4,1 per cento, e nei capoluoghi di provincia, con la percentuale dell’usato al 90,8 per cento e il nuovo al 9,2 per cento. Soltanto nell’hinterland delle grandi città il nuovo è riuscito a rendere, se possibile, meno catastrofica la disfatta, con un 16,5 per cento di compravendite rispetto all’83,5 per cento dell’usato.
Usato, sì ma in buone condizioni. Altrimenti il prezzo deve scendere ancora…
E se l’analisi evidenzia come nella classifica delle tipologie d’immobili più richiesti continui a dominare il trilocale (seguito, per l’usato dal bilocale e dal quadrilocale e, nel nuovo, dal bilocale e poi dalle soluzioni indipendenti a quelle semindipendenti), un altro dato da sottolineare riguarda la richiesta dei potenziali acquirenti di aver abitazioni usate ma possibilmente in buono stato, per non dover effettuare lavori di ristrutturazione. Solo nel caso in cui il prezzo risulti particolarmente conveniente, l’esistenza degli incentivi fiscali, con la legge di stabilità che ha prorogato per tutto il 2015 la detrazione del 50 per cento per le ristrutturazioni edilizie e del 65 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica, sembra spingere l’acquirente a “correre il rischio” di affrontare la spesa per i lavori di ristrutturazione. Spese a cui guardare con grande attenzione soprattutto nel caso di immobili d’epoca (che hanno sempre un certo fascino anche per la caratteristica di offrire vani molto ampi e certo più abitabili di certi minispazi costruiti negli ultimi anni da costruttori attenti ai bilanci della propria impresa ma molto meno alle reali richieste del mercato) per i quali occorre però fare molta attenzione, avvertono gli esperti del Gruppo Tecnocasa, per eventuali interventi di manutenzione straordinaria e per l’incidenza delle spese per il riscaldamento, soprattutto per le soluzioni con soffitti alti. Spese di riscaldamento legati a doppio filo all’efficienza energetica di un immobile divenuta ormai la discriminante principale anche per chi acquista il nuovo, chiedendo ormai come base la classe energetica B.
Testo realizzato da Daniella Rodeschini per www.casavuoisapere.it
Evviva, l’era dei palazzinari che costruivano porcherie vendendole a peso d’oro (e infatti per decenni molti costruttori hanno costruito fortune immense..) sembra davvero finita ….
Gli impresari edili più intelligenti ormai l’hanno capito da tempo: il lavoro in futuro per loro sarà solo legato alle ristrutturazioni…
Se i canoni continuano a diminuire posso chiedere al proprietario del mio appartamento di rinegoziarlo per una seconda volta (la prima è stata due anni fa)? Oppure le rinegoziazioni hanno delle precise tempistiche?