Rappresentano un investimento che da troppi anni ormai, salvo qualche breve parentesi in controtendenza, troppo spesso non solo non non si rivaluta ma, anzi, continua a veder assottigliatoil capitale iniziale; rappresentano costi di gestione e tasse che in moltissimi casi non possono essere compensati neppure da eventuali canoni d’affitto (e che nel caso l’immobile non venga messo in locazione costituiscono solo una voce in rosso nel bilancio). Nulla di cui stupirsi dunque se il mercato immobiliare del mattone turistico continua la sua discesa che sembra infinita e alla quale sembrano sfuggire solo alcune tipologie di immobili e alcune località turistiche. E difficile risulta leggere in chiave positiva perfino il segno positivo per le compravendite registrato nel 2017 rispetto al 2016 (con un +, 3,5 per cento) visto che i prezzi sono rimasti ancora in calo. Segno che sta aumentando solo l’obbligo, per alcuni proprietari, di disfarsi il più opresto possibile di un “costo non più sopportabile”, acquistato, a prezzi da saldo da chi ha invece disponibilità economica. Allargando di fatto sempre più la forbice fra chi ha e chi non ha. Nel dettaglio a soffrire sempre più è la montagna che ha registrato una perdita nelle compravendite pari al 4,3 per cento, mentre decisamente meglio ha fatto il lago, con un più 8 per cento (comunque quasi dimezzato rispetto al più 15,2 per cento del 2016 raffrontato al 2015. Bene ma non troppo anche il mare che dopo il più 19,9 per cento del 2016 sul 2015 ha visto affondare la “risalita” a un più 4,8 per cento. Nel 2018, il prezzo medio per l’acquisto di un’abitazione turistica in Italia si è attestato a 2.173 euro al metro quadrato con una flessione annua pari a -2,5 per cento.