
L’ ipotesi di finanziamento dei maggiori costi energetici per 30 miliardi con scostamento di bilancio? E solo l’ultima follia che potrebbe essere compiuta: significherebbe esclusivamente più debito e quindi maggiori interessi da pagare in aggiunta agli attuali che ammontano a quasi 80 miliardi all’anno. Tassare pesantemente i super profitti? Una scorciatoia raffazzonata e di dubbia costituzionalità. Per combattere la crisi energetica che sta colpendo milioni di famiglie con bollette salite alle stelle e che, con l’arrivo del freddo invernale, minacciano di far saltare per aria i conti del bilancio familiare, occorre ben altro. Occorrono interventi immediati e realmente fattibili perché costruiti basandosi sul buon senso”. Così parlò Vincenzo Vecchio, presidente nazionale di Appc, l’associazione dei piccoli proprietari di casa, che da uomo d’azione, abituato di fronte ai problemi a proporre soluzioni concrete, ha deciso di farlo una volta di più indicando alla politica le possibili strade. Una su tutte: “attuare interventi a sostegno dei consumi che dovranno essere decrescenti all’aumentare dello scostamento di una percentuale dei consumi storici individuali, per esempio di quelli dell’ultimo anno”. Ovvero: “vanno individuate delle classi di consumo non generali, ma specifiche per ogni soggetto e attività economica a cui è fornito il gas o l’energia elettrica e va premiato, mediante il sostegno al costo, chi riduce i consumi rispetto a quelli dell’anno precedente. Facciamo un esempio, se il signor Rossi ha consumato lo scorso anno 1000 metri cubi di gas (e l’esempio vale anche per l’energia elettrica) e l’obbiettivo è di ridurre del 20 per cento il consumo, si potrebbe integrare il maggior costo sostenuto sino ai primi 800 metri cubi consumati lasciando a prezzo pieno i successivi 200 e addirittura aumentare il costo degli ulteriori consumi”. Un invito chiaro, semplice (e soprattutto fattibile) a premiare lo sforzo di ogni singolo cittadino per combattere il “male” alla radice, tagliando i consumi (e dando inoltre un fortissimo nuovo impulso alla tanto declamata sostenibilità ambientale) che prevede sacrifici, indubbiamente, ma che in un periodo come questo, di fronte a una guerra combattuta con le armi vere e, soprattutto, con quelle della finanza, tuona Vincenzo Vecchio, “non possono non essere fatti”. Da tutti, con la consapevolezza che non farli costerà a chi si sottrae a questa vera e propria “chiamata all’unità nazionale” pagarne le conseguenze senza “scaricarle” su altri che, invece, il sacrificio di sopportare un po’ più di freddo l’accetteranno . Ma non è tutto: in un documento diviso per capitoli (e che il presidente di Appc si è dichiarato “felicissimo di mettere a disposizione di tutti i candidati alle prossime elezioni che vogliano leggerlo per comprendere che le soluzioni esistono”) Vincenzo Vecchio lancia anche un’altra proposta: una lunga rateizzazione dei maggiori costi energetici “con le imprese fornitrici dei servizi energetici che dovrebbero consentire per il periodo compreso tra il 1 gennaio 2022 e il 31/12/2023, che rappresenta il periodo transitorio di maggiore crisi, una dilazione generalizzata di cinque anni nel pagamento delle forniture energetiche a un tasso di interesse non superiore all’ 0,5 per cento per la parte di costi superiori a quelli del mercato pre crisi”. E con “il pagamento dell’interesse che potrebbe essere posto a carico dello Stato chiamato, magari, a farsi garante di una parte del pagamento dovuto o ad accollarsi in via temporanea parte del maggior costo energetico E concedendo a imprese e attività economiche la possibilità che il contributo per l’interesse dovuto si tramuti in detrazione d’imposta”.
Ecco, magari se avessimo al Governo gente che ragiona così forse andremmo meglio….